Oggi non ho voglia di
fare, non ne ho mentalmente la possibilità. Esco dal laboratorio e
vado di là, al Lambro. Vado per la boscaglia, dove nessuno passa mai
e mi fermo appoggiandomi ad una robinia: sempre uguale e sempre
diverso, il fiume. E’ il laboratorio della Natura.
Dopo le piene ripetute di
questi tempi, nuove sono le sponde e le secche, ma… ecco…
sorpresa…
Sento un fruscio vicino a
me. Sto fermo, immobile, solo il pensiero prende accelerazione. Un
topo spunta da sotto il ciglio della sponda e si muove con rapida
circospezione. Lui è lo stesso, da sempre, si adatta, cambia. Quasi
indifferente continua le sue veloci e precise attività. Strano deve
essere un nottambulo, visto che esce di giorno. Si ferma e mi guarda.
Fermo io, fermo lui. Dura un istante e in un istante mi ha detto
tutto. Uno sguardo ha sintetizzato interi volumi sull’inquinamento
e sulle azioni forsennate del genere umano.
E dopo un istante mi ha
ignorato.
Capisci? Mi ha guardato e
mi ha ignorato! Come se fosse l’uomo già perduto, non degno, perso
e già affogato nell’onda da lui creata: delle onde la più nera,
delle velenose la più velenosa per la sua malata coscienza.
Ancora appoggiato
all’albero, le mani in tasca, respiro piano come quando, passato un
pericolo, si riprende il controllo di sé. Non mi ha fatto schifo
il topo, solo mi ha disturbato il suo rimprovero, il suo ciclopico
monito. Avrei voluto dirgli che si stava sbagliando, che l’uomo è
capace di reazioni che lui neanche immagina… ma non c’è stato il
tempo. Lui è ritornato alle sue faccende o a dormire. Lui si
arrangia e si aggiusta, sopravvive in condizioni che per noi sono
mortali.
Eh, ma lui mica ragiona!
E’ una bestia e delle peggiori. Vive dentro l’immondizia, nello
sporco, nelle rive dei fiumi che, si sa, sono il ricettacolo delle
urine e delle cloache della città, dei veleni e delle cattiverie
che portiamo dentro i nostri vestiti, delle lavatrici rotte che hanno
lavato e poi diventano sporco. Costruisce la sua tana nei pneumatici
neri che non ci servono più e che, generosamente, regaliamo
all’acqua. Insomma è il topo e sappiamo tutti di cosa stiamo
parlando!
Topo! E basta.
Topo ritorna che ti devo
parlare, fammi spiegare! O fammi raccontare delle scuse…
Non lo so.
haiku del topo
veloce il topo
lento lo sguardo volge
giorno di pioggia
A.S.