I Pesci hanno le mani

I PESCI HANNO LE MANI

La notte calò all’improvviso, quella volta. Arrivò da nord come non aveva mai fatto e tutti i pesci si fermarono, guardando. E fu più veloce, silenziosa e veloce.
E coprì, e si incollò all’acqua, e soffocò.
I suoni del fiume diventarono più ovattati, lo scorrere dell’acqua cupo. Poi bolle nere vaganti che non si vedevano e catturavano le piccole creature dell’acqua. Il cielo fu subito nero, di un nero senza stelle e senza luna, senza luci e riflessi.
E coprì, e si incollò all’acqua, e soffocò.
- Dove sei? Non ci vedo più!
- Sono qui, Lila, vicino a te. Senti ti tocco la coda
- Cosa sarà mai questo nero, e questa puzza, Sofina?
- Non so. E’ arrivato all’improvviso e ci ha coperto, è come la notte, ma più buia.
I due pesci si muovevano velocemente, e si tenevano sul fondo come quando la paura schiaccia le persone e le fa camminare rasente ai muri, nelle strade.
E coprì, e si incollò all’acqua, e soffocò.
Puntarono allora a nord, controcorrente, a cercare il pulito, a rincorrere la speranza, con la forza che il pericolo incombente può regalare, veloci e con gli occhi chiusi.
E la corsa diventò il viaggio ed il viaggio cambiò tempo ed il tempo divenne piccolo e lo spazio ingigantì e rallentò…
- Sono stanca Sofina, aspettami!
- Forza corri, corri. Più in là vedo qualcosa. Sembra luce. Dai, attaccati alla coda!
Allora, quando Lila si attaccò alla coda, la forza raddoppiò e i due sfrecciarono nell’acqua come mai avevano fatto. Attraversarono il fiume nella sua storia, l’uomo nella sua esistenza. Testimoni e accusatori, giudici senza voce. Con un ultimo slancio balzarono in un guizzo dal pelo dell’acqua, mano nella mano, bambini e pesci, finalmente salvi e salvifici.
Oltre la macchia.


nera la macchia
livido il cielo rende
inverno piange

A.S.