Forse la vita, tutte le
vite insieme, la Vita universale si intersecano e incontrandosi si
modificano e modificandosi si ricreano e cambiano. Le morti e le
nascite intervengono a segnarne singolarmente confini e durate, ma
in una visione dall’alto, globale, i tempi si allungano ed i
confini si allargano. Esiste un grande “bollitore” di vita dove
il singolo perde importanza e si rende più nitido il concetto di
genere umano e ancor di più di esistenza, animata oppure no.
.ed in questo bollitore
cosa ci sarà?
Acqua, acqua, acqua!!!
L’acqua dei mari, dei
fiumi, acqua piovana, acqua del rubinetto o dello sciacquone…
E questa acqua scorre,
si muove, trasforma e si trasforma, ridisegna confini e cose, inventa
nuove esperienze, distrugge e ricostruisce, uccide e crea nuova vita.
L’acqua si infiltra e spacca, scende nelle viscere della terra e
diventa vita per l’uomo e per gli esseri.
Spesso ho tentato di
definire il lavoro del Laboratorio. A volte mi sono arrampicato per
definizioni quasi artificiose, ma non ho mai considerato, fino a poco
tempo fa, l’ovvio, la cosa più vicina a noi.
Il fiume.
Il Laboratorio e come il
nostro Lambro, anzi, ne scimmiotta pallidamente le azioni quasi fosse
un tenero tentativo di avvicinarsi al suo essere.
I punti di contatto
pensandoci sono davvero tanti se li dipingiamo un pochino con i
colori dei bambini.
Il Fiume-Laboratorio
attraversa terre e città, boschi, anni, miti temi e fantasie e
unisce genti e persone alimentando l’immaginario ed irrigando i
campi regalando raccolti. I pensieri degli uomini lo costellano come
pesci e ghiri, poiane e germani. Diventa gigante buono e mago
cattivo, folletto dispettoso o fatina azzurra. E ancora, accarezza,
racconta, inventa, colora, va in secca e straripa, dirompe e si
ritira (Mason docet). A volte sta in silenzio e lo stai a guardare
come il pescatore, altre sussurra e poi grida e tu scappi come il
topo.
Panta rei.
In tanti anni una miriade
di emozioni diverse hanno popolato questo laboratorio ed ognuna, con
modi diversi, ha contribuito al suo esistere, gli ha dato la
possibilità di renderci migliori.
Già…. renderci
migliori. Per poter migliorare socialmente e, perché no,
politicamente (nel senso più puro e dimenticato del termine) è
necessario non ritenersi migliori. Sembra un giochetto di parole, ma
non lo è. Assolutamente.
Il fiume ha sempre da
insegnare per chi tende l’attenzione
Il laboratorio della
nostra mente deve essere sempre teso.
Tante delle emozioni che
hanno costellato il “Befana-torio” si sono poi tradotte in parole
che sono “sfociate” (il fiume c’entra sempre) in piccoli
scritti. Tanti anni, tantissimi scritti che hanno “guadato” tempi
ed avvenimenti diversi, fantastici, terribili ed anche normali.
Scritti che hanno il profumo d’acqua pulita, di cascata ed il
colore di certi giorni d’ottobre quando i tigli sono gialli e le
robinie lasciano foglie come se nevicasse.
La maggior parte delle
emozioni sono rimaste in silenzio, non sono diventate parole solo
perché troppo grandi, ma sono servite lo stesso a raccontare ed
hanno raccontato e preso per mano, sono state fiori gialli e lune
piene per il fiume. Sono rimaste negli occhi e ancor di più nella
mente.
Si, perché alla fine il
fiume è nella mente.
gialle le foglie
di robinia tremano
soffia novembre
A.S.