Contributi culturali 2003

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LA BEFANA PARLA E DICE di Marco Raimondi

“Dissiperò il velo del tempo affinché tutti possano vedermi nell’unico istante che conta: il presente. Farò cadere in velo dello spazio, perché tutti possano raggiungermi là dove sono e dove sarò. Non incuterò timore, non turberò i sogni dei bambini e degli uomini. Rinuncerò ad essere madre della notte e dell’oscurità, portatrice di paura. Rinuncerò così a metà del mio essere, e apparirò solo come buona e rassicurante. Voi esseri umani vivete nella più estrema contraddizione, siete estrema contraddizione. Volete proteggere i vostri figli dalle minacce e dagli ostacoli dell’esistenza, forgiando per loro un mondo fatto a vostra immagine e somiglianza, un mondo sicuro, certo e stabile, ma poi uccidete questo stesso mondo in cui vivete, credendolo vostro. Voi pensate di essere padroni del mondo, conquistatori e unici signori della natura, e così la soggiogate e la saccheggiate, uccidendo foreste e animali, ma così facendo uccidete anche voi stessi. La violenza che esercitate sulle altre creature si ritorce contro di voi, perché tutti noi, voi ed io, siamo parte di uno stesso disegno, e di questo disegno fanno parte con la stessa dignità ed importanza tutte le creature animate ed inanimate: alberi, animali, pietre, fiumi, mari.

LA BEFANA: MADRE TERRA, GRANDE MADRE


Brani tratti da: Marcella Danon “Ecopsicologia. Crescita personale e coscienza ambientale” Urra-Apogeo 2006

Non è la stessa cosa rivolgersi alla Terra come substrato geologico di natura calcarea o granitica, per esempio, o rivolgersi a lei come Madre. Quello che si muove a livello di immaginario, di emozioni, di predisposizione interiore è completamente differente. Non sarebbe mai stato possibile uno sfruttamento così intenso e insensibile delle risorse naturali se la nostra cultura fosse stata ancora intrisa del rispetto archetipicamente dovuto alla Grande Madre (pp. 113-114)

Quella che oggi chiamiamo coscienza ambientale, una volta era parte integrante della coscienza dell’uomo, senza che nessuno ce lo dovesse ricordare, sapevamo di essere parte del mondo e del cosmo e il nostro rapporto con la Terra era intriso di gratitudine e di rispetto, da una parte, e di timore dall’altra. La Terra era Madre buona, fonte di nutrimento, di piacere, di vita ed era Madre cattiva, spaventosa nella sua ira e nella furia dei suoi elementi; era un essere dotato di una vita propria, una divinità, e come tale è stata per millenni celebrata dal rito e dal mito (p. 239)

C’è bisogno di una nuova idea…chi è l’essere umano e qual è la sua collocazione nel mondo? Chi siamo noi, ognuno di noi, qual è lo scopo di questa esperienza che chiamiamo vita e qual è il rapporto che ci lega ai nostri compagni di viaggio umani? È su questo piano che possiamo e dobbiamo intervenire se vogliamo trovare soluzioni nuove in grado di riorganizzare il nostro essere e agire sulla Terra con basi ecosostenibili. Dobbiamo cambiare l’idea che abbiamo, profondamente radicata, dell’uomo come padrone del mondo e unico essere degno di dignità e considerazione, e aprirci a una visione più vasta di collettività vivente a cui l’essere umano partecipa come membro (pp. XI, XII)


Amiamo la Terra perché siamo la Terra. Amiamo la Befana perché siamo la Befana.

“Amiamo la Terra perché siamo la Terra”, è questo il messaggio, è questo l’invito (ibid. p. 242)
La Befana, quale manifestazione della Madre Terra, della Grande Madre, di fa portatrice e garante di questo messaggio universale: “Amiamo la Terra perché siamo la Terra”. Non perdiamo altro tempo, rendiamoci conto che la Natura e la Terra non è distinta da noi, non è altro da noi. Noi siamo la Natura, noi siamo la Terra. Non c’è differenza tra un uomo e un albero, tra un uomo e una pietra, tra un uomo e un uccello, tra un uomo e un fiume. Non c’è differenza tra noi e la Befana. Noi siamo la Befana. Abbiamo paura della Befana e delle creature tenebrose e notturne perché abbiamo paura di noi stessi. Allo stesso tempo amiamo e invochiamo la Befana perché abbiamo in noi la creatura che sorgerà dalla nostra trasformazione. Se la Befana rinuncia ad essere spaventosa, misteriosa ed inquietante, se rinuncia cioè alla paura e scende dalla scopa, in questo modo, perdendo l’attributo magico, potente e numinoso, diventa almeno per una notte, nell’istante della sua epifania, nella sua rivelazione-apparizione, un essere semplice e terrestre, un essere umano. Non è più celeste, perché non vola nel cielo e scende dalla scopa e non è più ctonio (notturno, degli abissi, sotterraneo). Anche noi, come la Befana, possiamo rinunciare ad impaurire noi stessi e gli altri, possiamo lasciarci dietro la paura e scoprirci esseri interi, non più scissi, riappacificati dopo la lotta contro la nostra oscurità. Ma ricordiamo che l’oscurità non può svanire per sempre, può solo dissolversi nell’arco preciso e definito del giorno, ma poi ritorna. L’oscurità non può, quindi, essere rimossa, cancellata, negata, perché è dalla notte e dall’oscurità che nasce il giorno ed è dalla notte del nostro inconscio che può emergere tutto quello che farà di noi esseri nuovi, più vicini a quello che possiamo diventare.

Solo dalla paura nasce il seme del coraggio
E ancora la Befana dice: “Non abbiate paura della paura. La paura è un dono del cielo, perché solo dalla paura nasce il seme del coraggio. Non ci può essere coraggio senza paura. Attraversate con me le foreste del girono e della notte e non stupitevi più se a volte sono benevola e a volte sono terribile. Solo di una cosa ricordatevi, ricordatevi sempre. Voi ed io siamo uniti, uniti per sempre e siamo uniti e connessi a tutto ciò che ci circonda, a tutte le creature di questo mondo, siamo esse pietre, uccelli, fiumi.
Di una sola cosa ricordatevi: noi siamo la Terra. E non avrete più paura.

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